Nel 2019 toccata quota 225.418. Ma con i nuovi tetti scende la spesa. La Relazione al Parlamento

Rispetto al 2018 si registra un incremento di 11 mila unità. Si riduce la spesa a carico dello Stato per l’acquisto degli alimenti dopo l’introduzione dei nuovi tetti di spesa. La regione italiana dove si registrano più celiaci rispetto alla popolazione è la PA di Trento (0,47%), seguita, a pari merito, da Valle D’Aosta e Toscana (0,46%). In numeri assoluti la Regione con più celiaci è la Lombardia (40.317) seguita da Campania (22.320) e Lazio (22.157).

Nel 2019 in Italia il numero di celiaci ha raggiunto i 225.418 soggetti con più di 11.000 diagnosi effettuate nell’anno. Una volta ottenuta la diagnosi, per il celiaco l’unica prescrizione ad oggi scientificamente valida è la dieta rigorosamente senza glutine. Il Servizio Sanitario Nazionale, nel rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza, garantisce mensilmente al celiaco un sostegno per l’acquisto degli alimenti senza glutine. Gli alimenti erogati gratuitamente sono quelli che sostituiscono gli alimenti che tradizionalmente sono prodotti con cereali che contengono glutine. Il presente documento annuale, unico riferimento nel suo genere in materia di celiachia, sintetizza i dati epidemiologici, le novità scientifiche e le attività regolatorie più significative ed è il frutto della costante collaborazione tra istituzioni centrali e territoriali, associazioni di categoria ed imprese che ogni giorno, con dedizione e impegno, contribuiscono a salvaguardare la salute dei cittadini”.

È quanto scrive il Ministro della Salute, Roberto Speranza nella Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia in cui sono riportati i dati del 2019

Dai dati raccolti risulta che in Italia, al 31.12.2019, risiedono 225.418 celiaci di cui 158.107 sono femmine e 67.311 sono maschi. Analizzando l’andamento delle diagnosi nell’ultimo triennio (2017, 2018 e 2019) in Italia la media annuale che si registra delle nuove diagnosi è intorno alle 9.000, anche se sono nell’ultimo anno la crescita è stata di 11 mila unità. La regione italiana dove si registrano più celiaci rispetto alla popolazione è la PA di Trento (0,47%), seguita, a pari merito, da Valle D’Aosta e Toscana (0,46%). In numeri assoluti la Regione con più celiaci è la Lombardia (40.317) seguita da Campania (22.320) e Lazio (22.157).

I prodotti erogabili ed i nuovi tetti di spesa
Dal 2017, con la revisione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), la celiachia e la dermatite erpetiforme rientrano tra le malattie croniche invalidanti. Per i soggetti affetti da tali patologie è previsto il regime di esenzione per le prestazioni sanitarie successive alla diagnosi ed un supporto economico all’acquisto degli alimenti senza glutine di base (es. pane, pasta, biscotti, pizza, cereali per la prima colazione e alimenti similari). Una volta ottenuta la diagnosi, il celiaco deve seguire per tutta la vita una dieta senza glutine varia ed equilibrata con un apporto energetico giornaliero da carboidrati almeno del 55%. Tale apporto deve provenire per il 20 % da alimenti naturalmente senza glutine (es. alimenti a base di riso, mais, patate ecc) e per il restante 35% da alimenti senza glutine specificamente formulati. Per supportare il celiaco nell’acquisto dei prodotti senza glutine specificamente formulati, il SSN garantisce un contributo economico mensile, diverso a seconda dell’età e del sesso del soggetto, perché tiene conto dei corrispondenti fabbisogni energetici.

I suddetti limiti di spesa sono stati aggiornati nel 2018 sulla base dei seguenti fattori: Livelli di Assunzione Raccomandati di energia e Nutrienti per la popolazione italiana (LARN 2014) per la popolazione italiana, diversi per fascia di età e per sesso; prezzi rilevati al consumo (compresi di IVA) nel canale farmaceutico; maggiorazione del 30% per tener conto di esigenze nutrizionali particolari (es. sportivi, gravidanza, allattamento etc.); distribuzione delle risorse più appropriata perché tiene conto di sei fasce di età invece che di quattro, come era previsto dal DM 2006. Dai dati pervenuti dal territorio, si stima che nel 2019 siano stati spesi € 221.335.652,06, con un contributo medio pro-capite di circa 1.000,00 La riduzione nel 2019 (-32 mln rispetto al 2018) “è dovuta principalmente all’effetto dei nuovi tetti di spesa. E’ importante segnalare che il risparmio ottenuto non ha comportato alcuna limitazione assistenziale o penalizzazioni nei confronti del celiaco che ha mantenuto lo stesso potere di acquisto del passato. Inoltre, nelle realtà territoriali dove è possibile acquistare i prodotti senza glutine anche nella GDO e nei negozi specializzati, il potere di acquisto è addirittura aumentato poiché in questi canali di vendita la scelta dei prodotti è più vasta ed i prezzi generalmente risultano più bassi”.

Mense Le mense scolastiche ospedaliere e quelle annesse alle strutture pubbliche devono garantire un pasto senza glutine ai celiaci che ne fanno richiesta. Il numero di mense, distinto per tipologia, è riportato nel Grafico 4. Dalle anagrafi regionali risulta che nel 2019 le mense che rientrano nel campo di applicazione della legge 123/2005 siano complessivamente 38.172 di cui 27.497 scolastiche (72 %), 7.165 (19 %) ospedaliere e 3.510 annesse alle pubbliche amministrazioni (9 %). Le Regioni che hanno registrato nel 2019 il più alto numero di mense sono la Lombardia (7.896) seguita dal Piemonte (5.518) e dall’Emilia Romagna (4.333).

La formazione e l’aggiornamento professionale degli operatori del settore alimentare (OSA) sono strumenti efficaci che contribuiscono a garantire un elevato livello di sicurezza e di qualità nei servizi di ristorazione. Da anni ormai, quasi tutte le Regioni promuovono corsi di formazione dedicati alla celiachia. I corsi si svolgono per la parte pratica, per lo più, in cucine didattiche dove gli operatori e gli addetti alla ristorazione sperimentano sul campo la valutazione, il controllo e la gestione del rischio glutine. Nel 2019 sono stati realizzati sul territorio nazionale 678 corsi di formazione che hanno visto coinvolti 16.987 operatori del settore alimentare. Le Regioni che hanno attivato più percorsi formativi sono state il Piemonte (143) e l’Abruzzo (139). Non risultano corsi di formazione in Friuli Venezia Giulia, Liguria e Toscana.

 

 

Fonte: www.quotidianosanita.it