Nel 2016 oltre 15.569 nuove diagnosi, 5mila in più dell’anno precedente. Ma l’incidenza resta molto inferiore alla media mondiale

Dalla mappatura epidemiologica risultano diagnosticati in Italia 198.427 celiaci, di cui 2/3 donne. La prevalenza della celiachia a livello mondiale è stimata attorno all1% della popolazione mentre in Italia, nonostante l’incremento degli ultimi anni, restiamo su una media dello 0,33%. Le Regioni dove è stata registrata la prevalenza più alta sono la Sardegna e la Toscana con lo 0,41% seguite dalla Provincia Autonoma di Trento con lo 0,40 mentre nelle Marche è stata registrata la prevalenza più bassa con lo 0,22 %.  LA RELAZIONE AL PARLAMENTO.

La celiachia è una condizione permanente in cui il soggetto che ne risulta affetto deve escludere rigorosamente il glutine dalla sua dieta. Questa patologia, ormai classificata come malattia cronica, si sviluppa in soggetti geneticamente predisposti e colpisce circa l’1% della popolazione.

Dalla mappatura epidemiologica risultano diagnosticati in Italia 198.427 celiaci, i cui 2/3 appartenenti alla popolazione femminile e 1/3 a quella maschile.

A oggi la Regione abitata da più celiaci risulta la Lombardia con 37.907 celiaci residenti, seguita dal Lazio con 19.325 celiaci e Campania con 18.720 celiaci.

Nel 2016 il numero totale delle nuove diagnosi è stato di 15.569, oltre 5.000 diagnosi in più rispetto all’anno precedente. Le Regioni in cui si sono registrate maggiori nuove diagnosi sono la Lombardia con + 5.499 diagnosi seguita dal Lazio con + 1.548 diagnosi e dall’Emilia Romagna con + 1.217 diagnosi.

A un anno dall’entrata in vigore del nuovo protocollo diagnostico confrontando i dati nel triennio 2014-2016 emerge un incremento delle diagnosi più spinto, forse favorito dalla maggiore sensibilizzazione ma anche dai nuovi indirizzi scientifici.

La malattia celiaca, per la sua natura autoimmunitaria, risulta interessare più le donne (138.902) che gli uomini (59.525) con una proporzione media di 1M:2F.

I dati sono contenuti nella Relazione inviata al Parlamento il 16 gennaio dal ministero della Salute, in cui il ministro Beatrice Lorenzin sottolinea che  “in Italia il ministero della Salute con le sue attività istituzionali è fortemente impegnato in tema di celiachia attraverso un costante e laborioso lavoro di collaborazione con le Regioni e le Provincie Autonome. In particolare quest’anno sono stati realizzati diversi interventi mirati a garantire il celiaco durante il percorso diagnostico, condividendo con le Regioni i requisiti tecnici, professionali ed organizzativi minimi per l’individuazione dei presidi sanitari deputati sul territorio alla diagnosi di celiachia. Questa iniziativa è stata affiancata da un laborioso e articolato lavoro tecnico-legislativo di adeguamento normativo ai fini della tutela della vulnerabilità dei celiaci anche sul piano alimentare”.

La celiachia, chiamata anche malattia celiaca, è un’enteropatia infiammatoria permanente, con tratti di auto-immunità, provocata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. E’ la più frequente intolleranza alimentare, colpisce circa l’1% della popolazione mondiale ed è caratterizzata da un peculiare aspetto istologico della mucosa duodenale: atrofia dei villi, iperplasia delle cripte e infiltrazione linfocitaria.

Il nuovo decreto sull’assistenza sanitaria integrativa anche per i prodotti alimentari destinati ai celiaci (DM del 17 maggio 2016) prevede che oggi l’unica tipologia di alimenti senza glutine erogabile gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale ai celiaci sia quella identificabile in etichetta dalla dicitura “senza glutine” accompagnata dall’indicazione “specificamente formulato per persone intolleranti al glutine” oppure, in alternativa, “senza glutine” accompagnata dall’indicazione “specificamente formulato per celiaci” e inserita nel Registro Nazionale dei prodotti senza glutine, consultabile sul sito del Ministero della Salute.

Si stima che la prevalenza della celiachia a livello mondiale si aggiri intorno all’1%. La prevalenza media della celiachia in Italia, sulla base dei dati del 2016, risulta invece essere dello 0,33%, di cui lo 0,20 % per la popolazione maschile e lo 0,45 % per la popolazione femminile.

Le Regioni dove è stata registrata la prevalenza più alta sono la Sardegna e la Toscana con lo 0,41 % seguite dalla Provincia Autonoma di Trento con lo 0,40 mentre nelle Marche è stata registrata la prevalenza più bassa con lo 0,22 %. Se si analizzano i dati all’interno delle singole popolazioni, maschile e femminile, la situazione cambia. Nella popolazione maschile la prevalenza più alta si è registrata nella Provincia Autonoma di Trento con lo 0,26 % mentre quella più bassa la ritroviamo nelle Marche con lo 0,14 per cento.

Nella popolazione femminile la prevalenza più alta si è registrata in Sardegna con lo 0,60 % mentre quella più bassa la ritroviamo sempre nelle marche con lo 0,30 per cento.

I dati sulla prevalenza sono stati calcolati anche all’interno delle singole popolazioni, maschile e femminile, di ciascuna area geografica. La prevalenza media maggiore è stata riscontrata nelle Isole con lo 0,35 % mentre quella più bassa si è registrata al Sud con lo 0,31 per cento.

Analizzando la celiachia dal punto di vista dell’età, oggi con le nuove fasce di raccolta dati si scopre che la fascia di età più numerosa è quella che va dai 19 ai 40 anni con 69.038 celiaci (34.79 %) seguita a ruota dalla fascia di età 41-65 anni con 62.572 celiaci (31.53%).

Le mense scolastiche, ospedaliere e quelle annesse alle strutture pubbliche devono garantire un pasto senza glutine ai celiaci che ne fanno richiesta. Dalle anagrafi regionali nel 2016 le mense che rientrano nel campo di applicazione della legge 123/2005 sono risultate complessivamente 39.110, di cui 27.866 scolastiche, 6.924 ospedaliere e 4.320 annesse alle pubbliche amministrazioni.

Le Regioni con il più alto numero di mense risultano la Lombardia, con 8.498, seguita dal Piemonte, con 5.688, e dall’Emilia Romagna, con 4.188.
In proporzione rispetto alle mense presenti sul territorio regionale, in Valle D’Aosta le mense più presenti sono quelle pubbliche. Sempre in proporzione, il numero di mense ospedaliere risultano molto ridotte in Valle D’Aosta ma anche nella Provincia di Trento e in Friuli Venezia Giulia. Nel Lazio, sempre in proporzione, le mense più numerose sono quelle scolastiche. In Emilia Romagna, invece, le mense meno presenti sul territorio sono quelle pubbliche.

I tetti di spesa mensili previsti attualmente dalla normativa per l’assistenza ai celiachi sono:

Sulla base dei tetti sopra riportati nel 2015 il Servizio Sanitario Nazionale ha speso circa 270.000.000 di euro per garantire ai celiaci gli alimenti senza glutine.

Essenziale anche la formazione e l’aggiornamento degli operatori del settore alimentare (OSA),  uno degli strumenti più importanti per garantire un elevato livello di sicurezza e di qualità dei servizi offerti nel settore della ristorazione in generale, ma essenziale nel settore della ristorazione che offre e gestisce anche il senza glutine.

Per il personale che lavora con il senza glutine è necessario individuare percorsi formativi all’interno dei quali oltre agli aspetti relativi all’igiene generale, devono essere inseriti, in relazione all’attività svolta, quelli specifici in materia di celiachia.

Nell’ambito dell’attività di formazione specifica sulla celiachia, prevista dall’art. 5 della Legge 123/2005, le iniziative di formazione e aggiornamento realizzate nel 2016 sul territorio nazionale risultano 628 che hanno coinvolto 15.608 operatori del settore alimentare per un totale medio di circa 5 ore di formazione.

Tra le Regioni che hanno attivato più corsi di formazione troviamo al primo posto l’Abruzzo, con 119 corsi e 3.570 operatori formati, al secondo il Veneto, con 92 corsi attivati e 2.073 operatori formati e a seguire l’Emilia Romagna con 90 corsi e 2.700 operatori formati.

Fonte: www.quotidianosanita.it