Secondo un nuovo studio americano, seguire rigorosamente una dieta gluten-free non proteggerebbe i pazienti dalle quantità di glutine pericolose. Rimane da scoprire, però, da dove provenga questa sostanza.

Per l’1% della popolazione celiaca, mangiare cibi privi di glutine non è una moda, ma una vera e propria necessità: basti pensare che una persona con celiachia potrebbe manifestare sintomi con un consumo di soli 50 milligrammi, quando in media con un’alimentazione normale si consumano tra i 5 e i 15 grammi di glutine al giorno. Per questo, chi ne soffre deve seguire un’alimentazione rigorosamente priva di glutine. Ma ora uno studio dell’azienda biofarmaceutica californiana ImmonogenX pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition ha dimostrato che le persone che seguono diete gluten-free ne consumano in realtà molto di più di quanto pensino, in quantità sufficienti da poter innescare sintomi e provocare danni intestinali.

La celiachia è il disturbo alimentare più frequente a livello globale. Si tratta di malattia cronica intestinale autoimmune scatenata dall’ingestione di cereali che contengono appunto il glutine, un complesso proteico contenuto nei cereali come frumento, segale, orzo, avena, farro, Kamut®.

Più precisamente nei soggetti malati, i linfociti T (un tipo di cellule del sistema immunitario) vengono attivati dalla prolamina (una delle proteine che costituiscono il glutine) e attaccano le mucose intestinali, provocandone la progressiva atrofia. I sintomi più comuni sono diarrea, dimagrimento, amenorrea, dolore addominale e stanchezza cronica e man mano che la malattia progredisce, l’intestino si danneggia sempre più e si va incontro a un aumento del rischio di sviluppare adenocarcinomilinfomiulcere ed epilessia.

Per capire quante persone avessero ingerito glutine, nonostante seguissero una dieta rigorosamente priva di questa sostanza proteica, i ricercatori hanno eseguito una meta-analisi sui dati di due diversi studi. E per riuscire a stimare il consumo di glutine, i ricercatori si sono concentrati sulla valutazione della quantità di peptidi immunogenici del glutine (Gip), ovvero i prodotti di degradazione del glutine non digeribili nei campioni di feci e urine dei partecipanti.

Da risultati è emerso che, in genere, i celiaci consumano fino a circa 200 milligrammi di glutine al giorno. Più precisamente i ricercatori hanno stimato una media di 150/400 milligrammi utilizzando il test delle feci e300-400 milligrammi con il test delle urine. Entrambi i risultati, quindi, superano di gran lunga il limite giornaliero raccomandato per chi soffre di celiachia.

Ciò significa che molte persone che si sforzano di seguire una dieta priva di glutine al 100%, in realtà, ingeriscono abbastanza glutine da causare sia danni intestinali che potenziali sintomi. E sebbene questo risultati siano ancora preliminari e basati su dati precedenti, precisano i ricercatori, ci deve essere più ricerca in questa direzione, soprattutto per capire da dove viene questo glutine “nascosto”.

 

Fonte: [www.wired.it]