panda-U4306055775192901G-U431201173055738OHE-1224x916@Corriere-Web-SezioniAnche una infezione alle vie respiratorie o gastrointestinale, “giovane” che si presenta cioè nei primi 18 mesi di vita del bambino e ricorrente potrebbe essere un indice di predisposizione alla celiachia. È l’ultima ipotesi diagnostica sollevata da uno studio ampio, condotto dall’Istituto norvegese di Salute Pubblica di Oslo e pubblicato sul The American Journal of Gastroenterology, che aprirebbe nuovi spiragli per scovare l’intolleranza al glutine in maniera precoce e tempestiva.

Lo studio

Sono stati moltissimi – oltre 73 mila – i nati tra il 2000 e il 2009, tenuti sotto osservazione per diversi anni da un gruppo di ricercatori norvegesi, intenzionati a scoprire una possibile correlazione tra l’insorgenza precoce di alcune infezioni delle vie respiratorie e/o gastrointestinali e la manifestazione futura di intolleranza al glutine, una proteina del grano. Una relazione, a detta degli esperti, possibile ma sulle probabilità di sviluppo della celiachia sembrano fare la differenza sia la frequenza di insorgenza sia la tipologia di infezione. «Il nostro studio – hanno dichiarato i ricercatori – ci ha consentito di rilevare in piccoli che avevano avuto almeno o più di 10 episodi di infezioni respiratorie o gastrointestinali nei primi 18 mesi di vita, un rischio di diventare intolleranti al glutine superiore del 30% rispetto ai coetanei che, nello stesso periodo di tempo, si erano ammalati meno o all’incirca 5 volte». Più “sfortunati”, nel gruppo, erano i bebè con problemi respiratori ricorrenti perché sembravano maggiormente predestinati a manifestare la malattia da grandicelli, in rapporto a coloro che erano avvezzi a infezioni gastrointestinali.

Campanello di allarme

I ricercatori tranquillizzano mamme e papà, perché le infezioni neonatali sono solo un campanello di allarme – e non una certezza – di reazione avversa al glutine. «La celiachia – concludono gli esperti – è determinata da una serie di fattori, primo fra tutti la predisposizione genetica, cui si aggiunge una componente ambientale e comportamentale». Ed ora, forse, anche infettiva. La conferma arriverà solo con ulteriori indagini sul ruolo di eventuali agenti esterni: un passo necessario per potere comprendere meglio le cause di sviluppo della malattia e arrivare così a definire, in futuro, strategie di diagnosi precoce e misure di prevenzione.

Fonte: www.corriere.it

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