Il glutine è una proteina presente in alcuni cereali ma non presente in natura, ampiamente utilizzata nell’industria alimentare.

Sebbene la sua sicurezza e la sua importanza nutrizionale siano diventate argomento di discussione, continua ad essere un ingrediente popolare nella produzione di alimenti a base di cereali, come grano, segale, orzo e avena e ha per questo un impatto economico significativo.

In generale, il grano, che è uno dei principali cereali utilizzati per produrre alimenti contenenti il glutine, è un prodotto abbastanza economico ma è importante notare che il glutine è spesso utilizzato come ingrediente in alimenti trasformati e confezionati, il che significa che il suo costo non è direttamente riconducibile al costo del cereale di origine.

La sua importanza è determinata dal fatto che è una proteina importante per la consistenza e la struttura degli alimenti a base di cereali come il pane, la pasta, i biscotti e altri prodotti da forno ed è ampiamente utilizzato come sostitutivo delle proteine animali nelle diete vegetariane e vegane. Il glutine, inoltre, è stato spesso oggetto di dibattito pubblico per quanto riguarda la sua salubrità.

La celiachia e la sensibilità al glutine non celiaca che pare siano diventate condizioni sempre più comuni negli ultimi anni, portando ad una maggiore attenzione su questa proteina. Ci sono stati degli anni in cui diverse persone hanno preferito la dieta “gluten free” senza un reale supporto medico motivante (tutti abbiamo sentito dire che il glutine fa ingrassare) tralasciando gli effetti che questa privazione portasse sulla salute.

Insomma, è chiaro, che per tutta una serie di ragioni, il glutine è una delle proteine messa più in discussione nell’industria alimentare: è al centro di numerosi dibattiti a causa della sua ampia diffusione, ma anche per via dei possibili impatti economici e delle questioni nutrizionali. È circondato, da anni, da questo alone di mistero che ha alimentato alcune credenze e falsi miti che, con un approfondimento in più, possono essere chiariti.

Approfondire, del resto, significa avere maggiori informazioni e conoscere le possibili implicazioni e conseguenze delle proprie scelte. Ad esempio, se si vuole seguire una dieta senza glutine è importante conoscere, per quanto possibile, le differenze tra celiachia e sensibilità al glutine non celiaca, e i possibili effetti sulla salute se si passa a una dieta senza glutine. Allo stesso modo, se si vuole capire l’effetto che il prezzo dei cereali contenenti glutine ha sulla produzione di alimenti e sull’economia globale, è importante approfondire la situazione in modo da comprendere le possibili conseguenze delle scelte economiche e di consumo.

Ecco, quindi, un piccolo vademecum per imparare a conoscere questa iconica proteina, per cercare di fare scelte più informate e consapevoli.

La chimica del glutine: cos’è e come si forma la proteina più discussa dell’industria alimentare

Innanzitutto, cos’è il glutine? È una proteina complessa piuttosto collosa ed elastica, di colore grigio e dal sapore insipido chesi forma quando componenti naturalmente presenti nel chicco del cereale -che si chiama cariosside– e nella farina derivata, si uniscono tra di loro, in ambiente acquoso e sotto l’azione di sollecitazioni meccaniche, ossia durante la formazione dell’impasto.

Chimicamente parlando, il complesso peptidico che dà origine al glutine è costituto da due classi proteiche principali.

La prima è la glutenina, molto stabile, che ha la proprietà di conferire resistenza (predominante nel grano duro, motivo per cui il cereale tiene meglio la cottura e viene impiegato per la produzione di pasta).

La seconda è la gliadina, morbida e collosa, che invece aggiunge una discreta elasticità (maggiore nel grano tenero, che non a caso si addice più a pane, pizza e prodotti lievitati e che, secondo gli esperti è anche la principale responsabile dei disturbi legati alle intolleranze al glutine).

Insieme compongono l’80% del composto, completato da albumine (9%) e Globuline (6%).

Va quindi sottolineato che il glutine è una proteina che non esiste in natura ma che nasce attraverso la lavorazione dell’uomo.

Una caratteristica chimica importante di questa proteina è l’essere insolubile in ambiente acquoso. Il glutine, infatti, non si dissolve in acqua ed è in grado di accorparsi formando una rete protettiva durante la lavorazione della farina, che apporta consistenza e struttura degli alimenti a base di cereali. Inoltre, visto l’alto valore proteico, viene spesso utilizzato come ingrediente negli alimenti sostitutivi della carne in alcune diete vegetariane. Viene anche usato come addensante nelle formulazioni in tavoletta o pastiglie di alcuni farmaci e industrialmente come collante nella lavorazione di carte e tessuti.

 

Glutine, la storia del “nemico”

L’uso del glutine come alimento risale a quando i Sumeri in Mesopotamia, circa 10.000 anni fa iniziarono a coltivare il frumento per scopi alimentari.

In seguito, l’uso del grano si diffuse in tutto il mondo, diventando una delle principali fonti di cibo per molte culture. La conoscenza sulla presenza di glutine nella lavorazione dei cereali, invece, è stata acquisita gradualmente nel corso dei secoli.

Tuttavia, la scoperta scientifica del glutine è stata attribuita all’olandese Martinus Willem Beijerinck, un microbiologo che nel 1895 isolò per la prima volta la proteina glutinina dal frumento.

Il glutine è spesso oggetto di dibattito pubblico per diverse ragioni.

In primo luogo, la celiachia e la sensibilità al glutine non celiaca che sono diventate sempre più comuni negli ultimi anni, portando ad una maggiore attenzione sulla proteina del glutine e sui suoi effetti sulla salute. In secondo luogo, la dieta senza glutine è diventata una tendenza popolare, non solo tra le persone affette da celiachia o sensibilità al glutine non celiaca, ma anche tra coloro che credono che l’eliminazione del glutine dalla dieta possa portare a benefici per la salute o alla perdita di peso.

Partendo con ordine, c’è da premettere che ci sono notizie discordanti circa lo “scopritore” della celiachia.

Sappiamo che l’allergia al glutine è stata identificata per la prima volta alla fine del XIX secolo (fine 1800), quando il medico inglese Samuel Gee descrisse i sintomi di una condizione nota come “celiachia”. Gee notò che i bambini che presentavano sintomi di celiachia miglioravano se venivano sottoposti a una dieta priva di pane, pasta e altri alimenti a base di cereali.

ll glutine, quindi, era un composto chimico già noto agli scienziati quando fu scoperto come sostanza responsabile delle intolleranze alimentari, scoperta che è stata fatta dal medico olandese Willem Karel Dicke negli anni ’40 del XX secolo.

Dicke notò che i pazienti affetti da una malattia intestinale chiamata “celiachia” miglioravano quando venivano alimentati con prodotti privi di glutine. Grazie a questa scoperta, Dicke è considerato il padre della dieta senza glutine, che oggi rappresenta l’unica cura per la celiachia.

La dieta senza glutine: tendenza popolare per la salute e la perdita di peso

Tutto “bene” finché, nel corso degli anni, gli studi sulla sensibilità al glutine non celiaca (NCGS) hanno aumentato l’attenzione sulla questione delle intolleranze al glutine. La NCGS si riferisce a una condizione in cui le persone hanno sintomi simili a quelli della celiachia o dell’allergia al glutine, ma non hanno una reazione immunitaria alla proteina del glutine. Nonostante non sia una condizione facilmente diagnosticabile, la NCGS sembra essere sempre più comune e richiede l’esclusione del glutine dalla dieta. La popolazione ha risposto a queste scoperte in modi diversi.

Da un lato, c’è stato un aumento della richiesta di prodotti senza glutine, che ha portato alla creazione di un mercato dedicato a questi prodotti. D’altra parte, ci sono state preoccupazioni sulla sicurezza e sulla qualità dei prodotti senza glutine, in particolare per quanto riguarda il loro contenuto nutrizionale e il rischio di contaminazione crociata durante la produzione.

Diciamo che è stato generato un certo allarmismo, più o meno giustificato, rispetto all’ assunzione o meno di glutine.

Tuttavia, non esiste un consenso scientifico univoco su questi aspetti e alcuni esperti sostengono che l’eliminazione del glutine dalla dieta, senza una reale necessità medica, possa portare a carenze nutrizionali. Inoltre, il glutine può essere presente in molti alimenti comuni e la necessità di una dieta priva di glutine può rendere la scelta degli alimenti e la vita sociale più difficoltose per le persone affette da celiachia o sensibilità al glutine non celiaca.

Infine, la produzione di alimenti senza glutine può essere costosa e alcuni consumatori possono sperimentare un aumento dei costi dei prodotti senza glutine rispetto ai prodotti contenenti glutine, suscitando lamentele sulla discriminazione dei prezzi.

Tutti questi fattori contribuiscono al dibattito pubblico sul glutine e sulle diete senza glutine, e hanno portato a discussioni sulla necessità di una maggiore ricerca scientifica sulla questione e su una migliore educazione riguardo alla celiachia, alla sensibilità al glutine e alle diete senza glutine.

Innanzitutto, sarebbe bene capire la differenza fra intolleranza, allergia, celiachia e sensibilità al glutine non celiaca.

Salute: la relazione tra glutine e alcune patologie: cosa dice la ricerca

Il glutine, come riportato in precedenza in questo articolo, è associato a diverse patologie, tra cui la celiachia, la sensibilità al glutine non celiaca ma anche alla dermatite. La celiachia è una malattia autoimmune in cui il glutine causa danni ai villi intestinali e può portare a malassorbimento di nutrienti. La sensibilità al glutine non celiaca, invece, è una condizione in cui il glutine causa sintomi gastrointestinali e sistemici, ma senza causare danni ai villi intestinali. Inoltre, la ricerca suggerisce che esiste una relazione tra il glutine e alcune patologie autoimmuni, oltre alla celiachia, come la dermatite erpetiforme. La dermatite erpetiforme è una condizione della pelle associata alla celiachia in cui il glutine causa eruzioni cutanee pruriginose.  Allo stesso tempo, la sensibilità al glutine non celiaca è ancora oggetto di dibattito tra gli esperti, poiché non tutti i pazienti con sintomi gastrointestinale migliorano con una dieta senza glutine.

Tuttavia, secondo una parte della comunità scientifica, l’eliminazione del glutine dalla dieta può essere utile anche in altre patologie come la sindrome dell’intestino irritabile, l’artrite reumatoide e l’eczema. Molti tra gli studi scientifici che si occupano di queste tematiche sono ancora in fase di ricerca. In ogni caso, gli esperti suggeriscono che è importante che le persone che sospettano di avere una sensibilità al glutine o che sono affette da celiachia consultino un medico e un dietista prima di eliminare il glutine dalla loro dieta. In questo modo possono ricevere una diagnosi accurata e ricevere informazioni sulla dieta senza glutine e sulla gestione della loro patologia.

Differenze tra allergia, intolleranza al glutine (sensibilità al glutine non celiaca), celiachia

Nonostante gli studi ancora corso, sono stati fatti progressi nella comprensione delle diverse reazioni al glutine e nel miglioramento delle diagnosi e dei trattamenti. Dal punto di vista nutrizionale, il glutine non è essenziale per la salute umana e molte persone scelgono di seguire una dieta senza glutine per motivi di salute o personali. Tuttavia, per le persone che non hanno problemi di salute legati al glutine, gli alimenti contenenti questa proteina possono fornire importanti nutrienti come fibre, carboidrati, vitamine e minerali. Detto questo, è importante fare una differenziazione tra le diverse possibili reazioni che l’organismo può avere poiché le allergie, le intolleranze in generale e specificatamente al glutine, la celiachia e la sensibilità al glutine non celiaca (gluten sensitivity), sono condizioni diverse con cause diverse.

L’allergia al glutine è una reazione del sistema immunitario del corpo alla proteina del glutine. È mediata dall’azione delle immunoglobuline E che causano una reazione allergica, quasi immediata (a distanza di minuti o di ore), in seguito a ingestione di un dato alimento. In caso di allergia al glutine, il sistema immunitario identifica erroneamente il glutine come una sostanza nociva e reagisce producendo anticorpi. Questa reazione può causare sintomi come eruzione cutanea, gonfiore, prurito, difficoltà respiratorie e shock anafilattico.

L’intolleranza al glutine, invece, non coinvolge il sistema immunitario ma è causata dalla difficoltà dell’organismo nel digerire la proteina del glutine. Si scatena, in un certo senso, un meccanismo di accumulo, per cui un eccesso di glutine genera l’insorgenza di sintomi quali diarrea, gonfiore addominale, mal di pancia, crampi, perdita di peso. I sintomi dell’intolleranza al glutine possono includere gonfiore addominale, flatulenza, diarrea, stitichezza, nausea e mal di testa. Questo disturbo viene spesso indicato come sensibilità al glutine non celiaca. La sensibilità al glutine è una reazione al glutine i cui meccanismi sono ancora non noti. Generalmente il soggetto riferisce una serie di sintomi paragonabili a quelli della sindrome del colon irritabile. Si sa che non provoca danni alla mucosa intestinale (come nella celiachia). La condizione di sensibilità al glutine non è considerata una patologia clinicamente definita, per cui chi presenta questo quadro sintomatologico non è assimilabile ad un soggetto celiaco e non può accedere all’iter diagnostico che porta eventualmente al rimborso di prodotti senza glutine.

 

Alla luce di questo è chiaro che la principale differenza tra allergia e intolleranza al glutine è la causa sottostante. L’allergia al glutine è causata dalla risposta immunitaria del corpo alla proteina del glutine, mentre l’intolleranza al glutine è causata dalla difficoltà del corpo nella digestione della proteina del glutine. Inoltre, l’allergia al glutine può essere pericolosa per la vita, mentre l’intolleranza al glutine è meno grave e non rappresenta un rischio immediato per la salute. La sensibilità al glutine non celiaca, invece, è una condizione in cui si verificano sintomi simili a quelli della celiachia, ma non c’è alcuna reazione immunitaria o danno alla mucosa intestinale. Si ritiene che la sensibilità al glutine non celiaca possa essere causata da una reazione ad altre proteine ​​o componenti del frumento, oltre al glutine. I sintomi della celiachia e della sensibilità al glutine non celiaca possono essere simili e includono disturbi gastrointestinali, affaticamento, mal di testa e depressione. Per diagnosticare la sensibilità al glutine non celiaca, si eseguono test allergici o di intolleranza alimentare, anche se questi test non sono sempre affidabili. Mentre invece, per la celiachia, il discorso è ben diverso.

 La celiachia è una malattia autoimmune che colpisce circa l’1% della popolazione e si verifica quando il sistema immunitario reagisce al glutine presente nel cibo, causando danni alla mucosa dell’intestino tenue. La celiachia può anche causare problemi di salute a lungo termine, come il rischio di sviluppare malattie autoimmuni e tumori. Per diagnosticare la celiachia, è necessario eseguire un test diagnostico, come un esame del sangue o una biopsia intestinale, che evidenzia la presenza di danni alla mucosa intestinale. Il trattamento della celiachia consiste nell’eliminazione del glutine dalla dieta. Le persone affette da celiachia devono evitare il glutine per tutta la vita, mentre le persone con sensibilità al glutine non celiaca possono talvolta reintrodurre piccole quantità di glutine nella loro dieta senza causare sintomi.

Celiachia: Diagnosi e Trattamento - Biomedic Center

Quello che succede nell’organismo di un soggetto celiaco è una vera condizione patologia con reazione immunitaria: la digestione avviene a opera di transglutaminasi intestinali che modificano la glutammina, un amminoacido frutto del processamento del glutine. Nei soggetti predisposti alla celiachia si sviluppano anticorpi antitransglutaminasi che determinano il processo infiammatorio e le alterazioni patologiche a carico dei villi intestinali. Inoltre, in soggetti sensibili alcuni peptidi derivati dal glutine, in particolare il frammento 31-49 di 19 amminoacidi, provocano reazioni immunitarie abnormi. In questi casi i linfociti T, non trovando veri organismi estranei, attaccano le cellule dei villi intestinali.

Quantità microscopiche di glutine, come quelle contenute in un granello di farina di frumento o in una singola briciola di pane delle dimensioni della foto, sono sufficienti per provocare la riattivazione del sistema immunitario in una persona con celiachia.  Il consumo di glutine in pazienti celiaci può causare complicazioni molto gravi, come altre malattie autoimmuni, tumori, malattie neurologiche, malattie cardiovascolari e osteoporosi, tra gli altri.

Fatte queste distinzioni, la comunità scientifica medica afferma che chi non è celiaco può assumere alimenti a base di glutine, senza problemi. Tuttavia, come accennato in precedenza, alcune persone possono sviluppare una sensibilità al glutine non celiaca, che può causare sintomi gastrointestinali e altre condizioni. In questi casi, evitare il glutine può migliorare la loro salute. Inoltre, alcune persone scelgono di seguire una dieta priva di glutine per motivi di salute o di stile di vita, come le persone con la sindrome dell’intestino irritabile o coloro che seguono una dieta vegetariana o vegana.

I prodotti senza glutine tendono ad essere leggermente più calorici rispetto agli analoghi prodotti contenenti glutine. Sebbene chi soffre di celiachia abbia lo stesso rischio di ingrassare rispetto ai non celiaci, in caso di celiachia è sempre consigliabile mantenere una dieta bilanciata utilizzando tutti i numerosi prodotti gluten-free presenti in natura come riso, mais, grano saraceno, riso, frutta e verdura, oltre a carne, pesce, patate e legumi. In questo modo, diminuisce il ricorso ai prodotti preconfezionati senza glutine.

E’ comunque importante notare che eliminare il glutine dalla dieta senza una reale necessità può portare ad una carenza di nutrienti, come le vitamine del gruppo B, il ferro e la fibra. Pertanto, il consiglio che danno gli esperti è sempre quello di consultare un professionista medico prima di adottare una dieta priva di glutine, in modo da assicurarsi che si stiano ancora assumendo tutti i nutrienti necessari.

Bisogna poi fare un’ulteriore distinzione: l’allergia al grano è sinonimo di celiachia? La risposta è no, perché l’allergia alle proteine del frumento è una condizione patologica completamente diversa dalla celiachia, coinvolge meccanismi immunitari diversi, è scatenata da un complesso di molecole del grano diverse dal glutine, e comporta tempi di risposta e reazioni ben diverse da quelle della celiachia, inclusi l’eruzione cutanea e il temibile shock anafilattico. Inoltre, mentre nella celiachia l’unica via di esposizione al glutine in grado di attivare la malattia è quella intestinale, le vie di innesco dell’allergia al frumento (grano) sono diverse e includono anche il sistema respiratorio, la cute e le mucose. In sintesi, l’allergia al glutine è una reazione anomala del sistema immunitario al glutine, mentre la celiachia è una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario attacca l’intestino tenue in risposta al glutine.

Il glutine come alternativa alla carne e la spiga sbarrata per i prodotti gluten free

Il glutine può essere utilizzato come sostituto della carne nelle diete vegetariane e vegane, grazie alla sua consistenza carnosa e alla capacità di assumere il sapore di altri ingredienti. In particolare, il seitan, noto anche come “carne di frumento” o “glutine di frumento”, è un alimento a base di glutine che viene spesso utilizzato come alternativa alla carne. Per produrre il seitan, si estrae il glutine dalla farina di frumento e si lo si lava accuratamente per rimuovere l’amido e gli zuccheri. Si ottiene così una massa proteica che viene poi cotta e condita con spezie e altri ingredienti per imitare il gusto della carne. Il seitan ha un alto contenuto proteico ed è relativamente basso in grassi e carboidrati, il che lo rende un’ottima scelta per coloro che cercano un’alternativa alla carne. Tuttavia, a differenza della carne, il seitan non contiene alcuni nutrienti essenziali come la vitamina B12, il ferro e il calcio. Pertanto, è importante integrare la dieta con fonti alternative di questi nutrienti.

Famosa bevanda a base di glutine è la birra, tradizionalmente prodotta utilizzando cereali contenenti glutine, come l’orzo, il grano e la segale, il che la rende un alimento vietato per le persone con celiachia o sensibilità al glutine. Tuttavia, negli ultimi anni sono stati sviluppati diversi processi di produzione per produrre birre senza glutine utilizzando cereali alternativi, come il riso, il mais, il sorgo e la quinoa, o rimuovendo il glutine tramite filtrazione o enzimi. Queste birre senza glutine sono diventate sempre più popolari, offrendo un’alternativa abbastanza sicura.

La spiga sbarrata

Come per altri prodotti destinati al consumo alimentare, è sempre importante verificare la provenienza del glutine utilizzato nella produzione di alimenti e assicurarsi che sia stato prodotto in modo sicuro e privo di contaminazione crociata. Senza tralasciare l’importanza di essere spensierati quando si è celiaci e si mangia un prodotto la cui etichettatura assicura l’assenza di glutine. Per avere garanzia in questo senso, per tutti i prodotti alimentari per cui sia stata attestata l’idoneità al consumo da parte di celiaci l’Associazione Italiana Celiachia ha registrato un marchio a tutela dei consumatori: la spiga sbarrata.

Il simbolo, di proprietà dell’associazione, viene concesso ai prodotti che abbiano contenuto di glutine inferiore alle 20 ppm (parti per milione), secondo quanto indicato dall’associazione e dal Ministero della Salute. Anche prodotti non italiani possono ottenere il simbolo concesso dalle varie associazioni per i rispettivi territori di competenza, ma le modalità di certificazione sono diverse. In alcuni Paesi la spiga certifica un contenuto in glutine di 20 ppm, in altri si possono raggiungere anche le 100 ppm.

Alcuni tra i prodotti gluten-free come amaranto, quinoa, grano saraceno, miglio, sono cereali o classificati come “quasi-cereali”, ricchi di proteine (14-18%) e fibre (10-15%), senza glutine, ma con un’alta dose di carboidrati (60-70%). Invece il Khorasan, spesso utilizzato in presenza di allergia al grano, contiene glutine, essendo una varietà di grano stesso. L’avena è priva di glutine, ma nelle preparazioni industriali risulta spesso contaminata da cereali che ne contengono.

Economia del glutine: costo, mercato e tendenze

L’industria del glutine, vista la diffusione dei prodotti che lo contengono, ha un impatto economico significativo, con un mercato globale stimato a circa 4,6 miliardi di dollari nel 2020. Tuttavia, negli ultimi anni, c’è stato un aumento della richiesta di prodotti senza glutine, che ha portato all’introduzione di nuovi prodotti alimentari e di nuove tecnologie di produzione. Il costo del glutine dipende dal tipo di cereale di cui si tratta e dalle condizioni di mercato.

In generale, il grano, che è uno dei principali cereali utilizzati per produrre il glutine, è un prodotto abbastanza economico e ampiamente disponibile. Tuttavia, altri cereali meno comuni, come la segale e l’orzo, possono essere più costosi. Inoltre, il prezzo del glutine può essere influenzato da fattori come la richiesta del mercato, la stagionalità della produzione e la disponibilità di prodotti alternativi.

Ad esempio, in alcune regioni geografiche dove il grano è meno comune o più difficile da coltivare, il prezzo del glutine può essere più alto. Infine, è importante notare che il glutine è spesso utilizzato come ingrediente in alimenti trasformati e confezionati, il che significa che il suo costo non è direttamente riconducibile al costo del cereale di origine. Secondo alcuni, l’aggiunta di glutine a prodotti alimentari può aumentarne il valore nutrizionale e migliorarne la consistenza e la struttura, il che può giustificare un aumento del prezzo finale del prodotto.

La guerra del grano

Recentemente, a causa del conflitto in Ucraina si è aperto un dibattito circa l’aumento del prezzo dei prodotti a base di cereali e, quindi, di glutine. Il dibattito sul prezzo del grano in relazione al conflitto in Ucraina è nato principalmente a causa dell’importanza dell’Ucraina come produttore di grano a livello mondiale e del ruolo chiave che il paese gioca nella fornitura di questo cereale sui mercati internazionali.

In particolare, l’instabilità politica e militare nel paese ha portato a un calo della produzione di grano, a interruzioni delle forniture e a un aumento dei costi di produzione.

Innanzitutto, l’Ucraina è uno dei principali produttori di grano e altri cereali al mondo, quindi qualsiasi interruzione nella produzione e nell’esportazione di questi prodotti può avere un impatto sul mercato globale. Ad esempio, se l’Ucraina dovesse ridurre la propria produzione di grano a causa del conflitto, ci potrebbe essere un aumento dei prezzi del grano e dei prodotti a base di glutine su scala globale.

Questi fattori hanno contribuito a creare un dibattito sul prezzo in relazione al conflitto, con alcuni esperti che sostengono che l’instabilità nel paese ha già avuto un impatto sui prezzi del grano sui mercati internazionali, mentre altri sostengono che l’impatto è stato limitato e che il mercato del grano è influenzato da molti altri fattori, come le condizioni meteorologiche e la domanda globale di cereali. Sta di fatto che le conseguenze sull’economia globale del conflitto in Ucraina, e del suo impatto sulla produzione e sulle esportazioni di prodotti a base di glutine, dipendono da diversi fattori, ma sono difficili da prevedere con precisione.

In conclusione, il glutine è un elemento presente nella dieta umana da millenni, eppure solo recentemente la sua relazione con alcune patologie è stata approfondita e dibattuta.

Sebbene il glutine sia necessario per la produzione di alcuni alimenti, la crescente richiesta di prodotti senza glutine ha portato a nuove tecnologie di produzione e alternative alimentari. L’industria del glutine ha un impatto economico significativo, ma il costo del glutine dipende da molteplici fattori.

Nonostante la crescente attenzione sulla questione del glutine e delle diete senza glutine, non esiste un consenso scientifico univoco sui suoi effetti sulla salute, oltre alla celiachia e alla sensibilità al glutine non celiaca.

Per questo, una migliore educazione riguardo alla celiachia, alla sensibilità al glutine e alle diete senza glutine è necessaria al fine di una gestione efficace di queste condizioni e per una comprensione più completa dei loro effetti sulla salute.

È importante continuare la ricerca sui possibili effetti del glutine sulla salute umana, garantendo allo stesso tempo l’accesso a prodotti alimentari sicuri e sani per tutti i consumatori.

Fonte: leganerd.com