La celiachia è una malattia autoimmune causata da intolleranza al glutine, o più precisamente dalla reazione dell’organismo alla prolamina, una proteina presente nel grano e in altri comuni cereali, quali orzo, segale, avena, farro.

Il loro consumo determina una reazione infiammatoria che si manifesta principalmente con diarrea, crampi addominali, gonfiore e ritardi della crescita, ed è in grado di provocare danni alla mucosa intestinale (atrofia dei villi). I sintomi possono a volte anche non essere presenti, complicando l’identificazione della malattia, ma si stima che in Italia ne soffra una persona su 100, con 10.000 nuovi casi ogni anno. Un recente studio italiano, The New Epidemiology of Celiac Disease – Journal of Pedriatic Gastroenterology and Nutrition, ha evidenziato come la malattia celiaca abbia registrato negli ultimi 25 anni un aumento a livello mondiale di circa 5 volte, sia in aree storicamente più colpite per la loro dieta ricca di cereali contenenti glutine (Europa e USA), sia in altre, dove finora era meno frequente tra la popolazione grazie all’elevato consumo di riso (Asia).

​Oltre a un miglioramento e a una maggiore facilità di accesso ai servizi diagnostici che permettono di rilevare sempre più nuovi casi, pare che questa diffusione sia da attribuire anche all’introduzione delle coltivazioni di frumento in nuove aree e, soprattutto, a un cambiamento dei modelli alimentari nei bambini.

Celiachia e ipotiroidismo

ipotiroidismo-01La celiachia sembrerebbe in qualche modo correlata ad altre patologie autoimmuni, in particolare quelle tiroidee: anche se non esistono dati precisi a riguardo, statisticamente i malati di celiachia sono comunque più soggetti a tiroidite di Hashimoto e morbo di Basedow.

Quel che è certo, in ogni caso, è che i pazienti ipotiroidei che presentano intolleranza al glutine e che seguono una terapia ormonale sostitutiva con levotiroxina, possono veder pregiudicato il risultato terapeutico a causa del malassorbimento intestinale.

La scelta della formulazione più adatta dell’ormone sintetico della tiroide risulta in questi casi decisiva per il benessere del paziente: le nuove formulazioni liquide di levotiroxina in soluzione orale monodose o in capsule molli ad esempio, rispetto alle tradizionali compresse, garantiscono il risultato terapeutico ottimale in ogni condizione, grazie a un assorbimento più stabile e riproducibile e a una minore variabilità di concentrazione del principio attivo nel sangue.

La dieta senza glutine

Oggi l’unica terapia efficace per la celiachia consiste nell’esclusione dalla dieta di ogni cibo contenente anche minime quantità di glutine. Naturalmente quindi pasta, pane, pizza, biscotti, snack e merendine, fino a un’ampia gamma di alimenti che potrebbero contenerne piccole tracce.

La completa esclusione del glutine dalla dieta non è perciò di semplice attuazione ed esiste il rischio di contaminazione accidentale, dovuta ai processi di lavorazione dell’industria alimentare: a questo proposito, l’elenco degli alimenti ammessi, pubblicato sul sito dell’Associazione Italiana Celiachia, è molto completo e, per certi versi, sorprendente, comprendendo tra i cibi a rischio anche affettati, gelati, sughi, caffè solubile e molti altri prodotti “insospettabili”.

Si tenga presente che l’insieme delle normative, conosciute come “Codex Alimentarius”, elaborate da un’apposita Commissione FAO, stabiliscono che un prodotto alimentare, per poter essere definito “senza glutine” deve contenerne meno di 20 mg/Kg. Sotto questo aspetto, è bene chiarire che una dieta aglutinata condiziona inevitabilmente le abitudini quotidiane come fare la spesa o mangiare fuori casa, ma non deve affatto essere considerata “punitiva”, in quanto i celiaci hanno comunque a disposizione, come fonte di carboidrati, molti cereali privi di glutine (riso e mais) o altri ortaggi come le patate.

 

FONTE: Al Femminile