La celiachia è una malattia autoimmune legata all’assimilazione del glutine. Sebbene essa sia una problematica di cui ormai ben si conoscono i sintomi e le cure, resta pur sempre difficile parlare di prevenzione. Bambini e, sempre più spesso, adulti scoprono di essere affetti da questa malattia che, secondo le ultime statistiche, colpisce 1 persona su 100.

In Italia nell’ultimo anno si è registrato un aumento del 20% degli affetti: ad oggi i malati italiani di celiachia risultano essere 135 mila, dato che oltretutto potrebbe anche essere non del tutto congruo con la realtà. Molte persone, infatti, si accorgono in ritardo del manifestarsi della malattia e quindi potrebbero aver sfalsato i risultati di tale statistica: solo quando tutti i pazienti adulti riconosceranno questa diffusissima intolleranza alimentare, si potranno redigere stime più precise.

In genere, è solo dopo aver scoperto che il figlio soffre di celiachia, che i genitori decidono di sottoporsi ai test per l’intolleranza, scoprendo magari di avere fattori genetici scatenanti anche da generazioni!

Uno dei dati che tuttavia porta più a riflettere sul diffondersi della celiachia è il fatto che, fino a vent’anni fa, vi era un solo celiaco ogni 1000 abitanti, mentre ora ne troviamo uno ogni 100! Come si spiega questo enorme aumento? Molti studiosi hanno cercato di rispondere a questa domanda, ipotizzando uso di farine arricchite di glutine, che con costi minori permettono di ottenere risultati maggiori, oppure pensando agli aumenti del consumo di carboidrati nella dieta o ancora al semplice fatto che vent’anni fa i mezzi diagnostici non erano evoluti come adesso e quindi i dati riferiti agli anni ’90 potrebbero essere tendenziosi, basti pensare ad esempio che una volta le analisi avvenivano tramite biopsia dei tessuti intestinali mentre al giorno d’oggi è sufficiente un piccolo prelievo di sangue.

È proprio grazie a questi enormi passi della ricerca che recentemente all’Ospedale Gaslini di Genova è stata annunciata la scoperta degli anticorpi contro la proteina Vp7 del rotavirus: secondo i ricercatori liguri un paziente predisposto all’intolleranza alimentare avrebbe nel proprio sangue questi anticorpi, causa principale delle gastroenteriti nei bambini fino ai cinque anni.

Ed ecco quindi la chiave per un nuovo test: la gastroenterite da contagio oro-fecale potrebbe influire sul manifestarsi della malattia. Il 10% dei 357 bambini presi in esami per questo studio, geneticamente predisposti all’intolleranza e affetti da diabete di tipo I, si è ammalato e tutti risultavano avere gli anticorpi in questione.

Questa nuova scoperta, considerata una causa di tipo ambientale, potrebbe influire notevolmente sullo sviluppo della celiachia e dovrà quindi essere approfondita per consentire una maggiore consapevolezza di quella che al giorno d’oggi è ritenuta l’intolleranza alimentare più diffusa nella nostra società e in tutto il mondo.