Si chiama Suppershare ed è nata a San Francisco. Ma gli sviluppatori hanno scelto Bologna per il lancio italiano

BOLOGNA – Autoinvitarsi a cena di perfetti sconosciuti, accomodarsi nel loro salotto, sbirciare nei loro libri, chiacchierare. Insomma conoscere nuove persone senza muoversi dalla propria città, mangiando bene e facendo qualcosa per il prossimo. Basta prenotare, scegliere in menù e iscriversi, pagando un prezzo modico, di cui una quota viene sempre devoluta a scopi benefici.

L’idea di Suppershare viene dall’America, per la precisione da San Francisco, dove l’hanno impiantata due italiani. Lo scopo è quello di “promuovere il territorio, attraverso i cibi locali, in una maniera rispettosa dell’ambiente e in grado di coinvolgere la popolazione”.Uno strumento ideale sia per chi visita una città per la prima volta, che per chi vuole riscoprirla. Nel sito c’è una maschera da compilare dove si può scegliere la città, il cibo che si vorrebbe mangiare (africano, senza glutine?, vegano?) e il numero di partecipanti, mentre una sezione a parte spiega come fare a mettere a disposizione la propria cucina.

A San Francisco, Palo Alto…o Bologna. Perché da oggi la piattaforma (che è un sito e anche un app per cellulare) arriva anche in Italia, partendo proprio dalle Due Torri. L’evento di lancio, questa sera, è una cena itinerante tra sei terrazze private e salotti battezzata “Sharable town”: un circuito culinario ad anello, al quale parteciperanno anche il ristorante Well Done Burger di via Caprarie e l’Osteria del Cappello di via De Fusari.

Tra gli host, ovvero coloro che hanno aderito mettendo a disposizione la propria casa, c’è Patrizia, che cucina finger food, o Rebecca, che nella sua presentazione scrive: “Chi l’ha detto che emiliano non fa rima con vegetariano? Dai primi sfizioni ai contorni strepitosi”. Mentre Laura promette “tipicità in terrazza”. Il biglietto costa 15 euro e tutto il ricavato della serata sarà devoluto all’associazione We Are Onlus. Insomma, dopo quella dei divani e delle stanze, sul web è arrivata la condivisione delle cucine

 

Fonte: Repubblica